domenica 12 dicembre 2010

Cina, la rivolta delle seggiole scacco alla censura sul Nobel



Forza! La storia è fatta anche di piccole cose, piccole mica tanto… sono felice di aver letto questo articolo, dormirò meglio stanotte.



GIAMPAOLO VISETTI - la Repubblica Domenica 12 Dicembre 2010 08:14 -
Centinaia di sedie, vuote come quella di Oslo, lasciate per strada come forma di sostegno a Liu
PECHINO - Anche una sedia può discretamente dissentire. Se è vuota può addirittura opporsi, e molto. È l ́effetto-Liu sulla Cina. Centinaia di sedie vuote, vecchie, rotte e davvero quasi tutte unte come quelle che si offrono in cella, sono apparse da ieri notte fuori dalle case, allineate lungo le strade come un esercito silenzioso e disarmato. Dopo qualche ora di stupore anche la polizia ha compreso di sfilare davanti alle sedie vuote di un dissenso cinese che credeva defunto, costretto a nascondersi come un sorcio zoppo, o chiuso in gabbiaL ́esposizione prodigiosa era ispirata dalla sedia vuota che venerdì ha ritirato il Nobel inconsegnabile di Oslo. Era per Liu Xiaobo, a cui è stata negata la felicità di toccare con le mani il ricordo che voleva dedicare alle anime morte di piazza Tiananmen.
Le sedie vuote cinesi erano però anche un inaudito rimprovero popolare: un modo per dire al governo, con educazione orientale, che una parte di questa grande nazione si è vergognata, sentendosi infine più vicina ad un uomo solo che è stata indotta a disprezzare, piuttosto che dalla parte delle certezze eccessive di un apparato dubbioso che è consigliabile temere. A Pechino, Shanghai, Hong Kong, Guangzhou e Shenzhen sono iniziati così gli arresti delle minacciose sedie vuote. Dissidenti, attivisti, amici e parenti anche di chi osa dichiararsi non del tutto entusiasta, a piede libero non ne restano più.
Poliziotti di quartiere e "volontari socialisti" sono stati dunque impegnati fino al tramonto nella complessa retata delle seggiole dedicate al signor Liu. Questi sgangherati simboli della resistenza sono stati esposti anche lontano dalle metropoli, nelle città e nei villaggi. Qualcuno ha acceso sulla seduta una candela, ha steso un fiore, lasciato un biglietto, o deposto un biscotto.
La rivolta delle sedie vuote ha spaventato il partito quando è parsa dilagare nelle università. In quattro facoltà le lezioni sono state sospese per due ore e le sedie trovate nei cortili sono state rimosse. In diversi ristoranti, tavoli di gruppo erano prenotati con un posto in più, lasciato libero. Nel centro di Pechino le sedie sequestrate, sollevate come delinquenti, sono state gettate dentro furgoni grigi per sparire come avviene a chi protesta. La grande retata mobiliare si è conclusa con il buio ed è stata condotta con discrezione.
Ufficialmente la polizia ha «accelerato lo sgombero di edifici da ristrutturare». I proprietari delle sedie hanno spiegato di essersi solo liberati «di roba che non ci stava più». Alle forze di sicurezza sono saltati i nervi perché nemmeno in Cina esporre una sedia fuori di casa, o abbandonarla su un marciapiede, è un reato. Nessun arresto è stato eseguito e gli scranni sono spariti perché «intralciavano la circolazione». Il potere è stato però colpito più dalla protesta delle sue sedie che dalla testimonianza di quella di Oslo.
Due giorni fa aveva spaventato con la perfezione di censura e propaganda. Nessuno ha potuto ritirare il premio, non una voce s ́è alzata in patria per ringraziare Liu Xiaobo e un vortice di accuse ha travolto Nobel e Usa. La falla aperta nella rete del controllo sociale ha rivelato invece una fragilità inattesa, confermando che ormai è il web la prima leva del cambiamento. È stato il tam-tam online, aggirando i filtri del regime, a lanciare la beffa delle sedie e a invitare ad esporle quanti nel mondo amano sentirsi liberi. Due immagini diffuse sul Twitter made in China hanno mostrato una bandiera cinese con gli auguri a Liu Xiaobo, appesa all ́università
di Changsha, nello Hunnan. Gli hacker di Stato l ́hanno subito distrutta, ma tra gli internauti ormai la sfida era partita e la Rete s ́è riempita di inni: «Nessuno può fermare la sedia vuota»,
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Cina, la rivolta delle seggiole scacco alla censura sul Nobel
Fonte: GIAMPAOLO VISETTI - la Repubblica Domenica 12 Dicembre 2010 08:14 -
o «Liu oggi è diventato il nostro leader». Microblog hanno rilanciato una poesia della dinastia Tang sul dolore dell ́assenza di un fratello nel giorno della festa e l ́esposizione delle sedie per Liu, reali e virtuali, è scoppiata. È presto per capire se è tanto o poco, ma il dopo - Nobel inquieta. Pechino non sa come uscire dalla detenzione di Liu Xiaobo, di sua moglie e dei dissidenti arrestati all ́annuncio del premio. Il resto del mondo è nell ́imbarazzo di riprendere come nulla fosse gli affari vitali con un
regime che ha mostrato un profilo terrorizzante e sempre più di successo. Il signor Liu, come noi, è sospeso sopra l ́incerto confronto tra i due campi definiti dallo storico Nobel 2010: una sedia vuota, o la cyberguerra delle dottrine.




2 commenti:

  1. Bellissima questa cosa! Da scriverci un romanzo o un racconto! (Come bellissimo è il restyling di questo blog, e lo dico senza paura di sembrare futile, perché lo sai che se mi va di dire una cosa a un'amica la dico...)
    Un superabbraccio!!

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  2. Ho letto l'articolo e mi sono commossa immaginavo queste sedie che quatte quatte si allineavano con molta compostezza davanti alle porte di casa,immaginavo i movimenti cauti delle persone nella notte…i poliziotti a cui "saltano i nervi" e son poliziotti cinesi..
    Sono molto contenta che ti piaccia il restyling,non sono brava ma ci metto buona volontà.
    Buona giornata,ti abbraccio anch'io!

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Nel caso lasciate la vostra opinione,fate in modo che io possa pensarvi con un nome,magari non quello vero se proprio non volete essere riconosciuti in mezzo a miliardi di persone,pensarvi come anonimi è brutto,mette tristezza