sabato 30 ottobre 2010

RUBY, FIORE SELVAGGIO





Ruby, fiore selvaggio (Ruby Gentry) è un film del 1952 di King Vidor, interpretato da Jennifer Jones, Charlton Heston e Karl Malden. Jennifer Jones era già stata diretta nel 1946 da King Vidor in Duello al sole (Duel in the sun), film western intriso di rovente erotismo non epidermico. L'attrice (1919-2009), divenuta nel 1949 moglie del produttore hollywoodiano David O. Selznick, aveva già interpretato, tra gli altri, Bernadette (The Song of Bernadette) di Henry King, 1943, per continuare con altri film notevoli quali Fra le tue braccia (Cluny Brown) di Ernst Lubitsch, 1946, Il ritratto di Jennie (Portrait of Jennie) di William Dieterle, 1948, Stanotte sorgerà il sole (We were strangers) di John Huston, 1949, La volpe (Gone to Earth) di Michael Powell ed Emeric Pressburger, 1950, Gli occhi che non sorrisero (Carrie) di William Wyler, 1952, Stazione Termini di Vittorio De Sica, 1953, L'amore è una cosa meravigliosa (Love is a Many-Splendored Thing) di Henry King, 1955, Addio alle armi (A Farewell to Arms) di Charles Vidor, 1957 e Tenera è la notte (Tender is the night) di Henry King, 1962.
Come si può vedere anche dal fotogramma seguente, tratto da Ruby, fiore selvaggio, Jennifer Jones riusciva (perfino in Bernadette) a esprimere un erotismo raffinatamente perturbante solo con un movimento di sopracciglia e senza bisogno di bocche rosse, push-up e scosciamenti

assortiti. Ma, si sa, altri tempi e altra classe.
La procace adolescente Ruby Rubacuori (sicuramente non il mio), pixellata a destra nella fotografia, ha invece dalla sua l'età (quella che si definisce "bellezza dell'asino") e la maleducazione sessuale di una parte non piccola degli italiani - bloccati alla fase orale - che

confondono l'ipertrofia delle ghiandole mammarie con il sex appeal e la curiosità di scoprire cosa c'è sotto le mutandine (ma cosa volete che ci sia, più o meno sempre la stessa roba...) con lo spirito libertino. E' anche per questo che il noto SB risulta così (per fortuna ora in calo) popolare.
Gli altri due soggetti nella foto sono, a sinistra, il mitico Lele Mora che, nel tentativo di consolarsi per le note sofferenze amorose inflittegli da Fabrizio Maria Corona (uno col quale può accoppiarsi - giusto per equivoco da scarsa conoscenza della lingua - una straniera come Belen Rodriguez), tenta di approfittare del nonnetto Emilio Fede (classe 1931) (al centro) sull'orlo di una crisi di decrepitezza, fatto uscire di soppiatto da qualche gerontocomio senza che avesse neanche il tempo di truccarsi in tono col maglioncino fucsia fashion (ovvero ciliegia hollywood).
Ahimè, questo è il Paese in cui ci tocca vivere, speriamo ancora per poco. Non nel senso che mi auguro ci estinguiamo presto, ma...insomma ci siamo capiti. Intanto per consolarci possiamo riflettere sulla transitorietà delle fortune umane, magari ammirando la riproduzione della nota tela di Eugene Delacroix La morte di Sardanapalo (1827, ora al Musée du Louvre, Parigi). Sardanapalo o Assurbanipal (668-631 a.C.) fu l'ultimo re degli Assiri: di lui si racconta (ma pare fossero calunnie messe in giro dalla sinistra di allora) che conducesse vita estremamente dissoluta "chiuso nel suo palazzo di Ninive, pare sempre rinserrato all'interno di un nutrito gineceo con un numero ragguardevole di ospiti" (Wikipedia). Di lui parla anche Dante, nel canto XV del Paradiso, vv 107-108:

non v'era giunto ancor Sardanapalo
a mostrar ciò che 'n camera si puote.

Il quadro rappresenta il momento in cui Sardanapalo, adagiato sul fatidico lettone-pira, assiste all'uccisione delle sue concubine prima di perire bruciato.
Sic transit gloria immundi...


lunedì 18 ottobre 2010

che fatica

son tornata da giorni ma non ho scritto un rigo da nessuna parte, nemmeno le note della spesa,non ho telefonato al falegname che qui c'è un lavoro da finire,non ho fatto nulla dormo poco mangio poco, tiro avanti alla meno peggio,So che non è normale ma non riesco a fare diverso so che passerà ma stavolta ci vuole più tempo,stavolta è stato un botto, Passerà.